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Laurea triennale in Scienze dell’Architettura
Corso di Teoria della Progettazione Architettonica
*Anno di corso: 2012-13
Prof. Renato Bocchi
Arch. Matteo Zambelli
*CONTENUTI DEL CORSO
La cultura architettonica contemporanea non possiede più un codice teorico di riferimento, una teoria condivisa. Tuttavia la necessità di una fondazione teorica delle pratiche progettuali è tutt’altro che secondaria.
E le teorie – al plurale – sono tutt’altro che assenti nella produzione internazionale: semplicemente sono consegnate alle pratiche e alle posizioni dei singoli protagonisti della cultura architettonica.
La cultura del cosiddetto Postmodernismo ha messo in campo negli ultimi decenni un profondo mutamento di atteggiamento da parte dei “maîtres à penser” del panorama internazionale nei riguardi del ruolo e del significato dell’architettura in risposta ai fenomeni della “società liquida” contemporanea e dei sempre più instabili modi di presentarsi nel mondo della città e del territorio. L’impossibilità di un “linguaggio universale” per l’architettura di oggi è il frutto inevitabile di questa “condizione post-moderna”, che va di pari passo con la crisi del determinismo che ha coinvolto tutte le scienze e ha delegittimato la filosofia positivista dell’efficienza. Questo è ancora valido oggi, anche se sintomi di un cambiamento negli atteggiamenti e nelle linee di pensiero dominanti in campo filosofico e artistico si possono già registrare: sintomi che paiono annunciare una svolta e un ritorno verso posizioni di pensiero meno “debole” rispetto a quanto enunciato dalla post-modernità e a favore di una nuova “razionalità” o di un nuovo “oggettivismo”.
Ancor più la mutazione di cui parliamo ha coinvolto le arti contemporanee, centrate non più sull’opera ma sempre più sull’esperienza vissuta del fruitore.
Di qui il passaggio, nel pensiero “estetico” come in quello “scientifico”, da un’attenzione prevalente alla “ragione” e alla “razionalità astratta, cartesiana” verso una sempre maggiore attenzione al “corpo” e alla “sensorialità”.
L’esperienza diviene quindi una parola chiave, che lega indissolubilmente la persona umana, il fruitore, agli oggetti dell’arte, dell’architettura, della città e del territorio, sottolineando di conseguenza gli aspetti fenomenologici dello spazio vissuto, le pratiche narrative, il sistema relazionale fra l’uomo e il suo ambiente di vita.
E’ oggi proprio questo passaggio dagli oggetti alle relazioni, dalla struttura al processo, dall’essere al divenire, a costituire uno dei fulcri principali del pensiero architettonico e una chiave di volta per comprendere il significato primario di molte recenti sperimentazioni dell’architettura contemporanea.
Al centro dell’esperienza non è più l’oggetto ma la relazione fra gli oggetti, fra di loro e con il fruitore: quindi la topologia e l’esperienza fenomenologica dello spazio; quindi una architettura delle relazioni, che conduce alla pratica del progetto architettonico e urbano o paesistico come incidente non tanto sulle opere-oggetto finite ma sui processi in continuo divenire.
Questa “logica relazionale” ha radici ormai lontane nell’esperienza che precede e in parte accompagna il cosiddetto Movimento Moderno - dal proto-modernismo dell’art nouveau fino a Wright, da Loos e Tessenow fino a Scharoun, Lewerentz, Aalto – ed è preannunciata negli anni ’60 da testi come quello di Robert Venturi su Complessità e contraddizione.
Trova poi espressioni in differenti esperienze dell’architettura contemporanea: dalla ricerca legata all’interpretazione fenomenologica dei luoghi e degli spazi di Siza o di Holl alle sperimentazioni a matrice “decostruttiva” di Koolhaas, Libeskind, Eisenman, alle geometrie fluide di Van Berkel, agli esperimenti sulla texture architettonica di Herzog e de Meuron, fino all’architettura eco-sostenibile di Piano o di Perrault, e alle “architetture evanescenti” immerse in “atmosfere” ambientali e paesaggistiche dei giapponesi Ito, Sejima, Kuma.
E’ su questa traccia che si svolge la fertile connessione della ricerca architettonica con quella sul paesaggio e con le arti visive e performative.
Lo spazio-tempo-architettura di Giedion, che inaugura la stagione epica del Moderno, aveva già in sé questi germi evolutivi e trova nella “condizione post-moderna” la definitiva rottura dei dogmi cartesiano-euclidei.
Il paesaggio, perfino il pittoresco – nozioni aborrite dall’ortodossia del Moderno, ispirata alla razionalità e all’oggettività – ritrovano ampio spazio nella riflessione, assai più soggettiva, plurale, ibrida, della condizione post-moderna.
Uno spazio autonomo sarà dedicato – entro il corso – a una riflessione sui rapporti di tali temi contemporanei con la tradizione teorico-progettuale della Scuola di Venezia.
*TESTI DI RIFERIMENTO
Oltre ai testi di riferimento del docente, fra cui si richiede in particolare la lettura di:
R.Bocchi, Progettare lo spazio e il movimento, Gangemi, Roma 2009,
si consiglia vivamente la lettura dei seguenti testi:
P.Gregory, Teorie di architettura contemporanea. Percorsi del Postmodernismo, Carocci, Roma, 2010,
R.Moneo, Inquietudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei, Electa, Milano 2005,
K.Frampton, Tettonica e architettura. Poetica della forma architettonica nel XIX e XX secolo, Skira, Milano 2005
S.Holl, Parallax. Architettura e percezione, Postmedia, Milano 2004
S.Holl, House. Black Swan Theory, Princeton Architectural Press, 2007
J.Pallasmaa, Lampi di pensiero. Fenomenologia della percezione in architettura, Pendragon, Bologna 2011
I.Abalos, Atlas pintoresco, vol. I e II, Gustavo Gili, Barcelona 2005-08,
I.Abalos, Naturaleza y artificio. El ideal pintoresco en la arquitectura y el paisajismo contemporáneos, Gustavo Gili, Barcelona 2009
K.Sejima (ed), La Biennale di Venezia, 12^ Mostra di architettura, People meet in architecture, Marsilio, Venezia 2010
*MODALITA’ DI VERIFICA DELL’APPRENDIMENTO
Il corso prevede una frequenza assidua alle lezioni e alle conferenze ad invito che le affiancheranno, delle quali dovrà esser redatto un “diario di bordo” costante, soggetto a verifica. Sarà inoltre richiesta allo studente la redazione di una propria autonoma “tesi” analitico-critica, appoggiata ad un esercizio che sarà proposto durante il corso.
L’esame orale verterà su una discussione dei temi trattati, in base anche alle letture consigliate, e della dissertazione su quella personale “tesi”.